DIVINA  GRETA

Greta Garbo ha girato il suo ultimo film "non tradirmi con me" nel 1941 e subito dopo al massimo della carriera, e della sua bellezza, ha abbandonato Hollywood per sempre uscendo dalla scena teatralmente in un modo che altri dopo di lei avrebbero voluto imitare, senza mai averne il coraggio. Determinata, e incrollabile, ha passato i suoi restanti cinquant'anni sfuggendo, come meglio poteva, ad ogni tipo di riflettori. Rimanendo amica solo del tempo che passava, e della solitudine, che la avvolgeva come un abito di scena a volte amato a volte odiato ma in ogni modo mai smesso. La sua parte il suo film più lungo proprio quel mezzo secolo su cui tutti, fans, e curiosi, si sono sempre interrogati.  Cosa avrà mai fatto la donna più bella e affascinante del mondo negli ultimi anni della sua vita? 

Siamo andati a curiosare nella biografia redatta meticolosamente da Barry Paris pubblicata in america con il titolo di "Garbo", per riuscire a guardare al di là del muro che aveva eretto intorno a sé, per districare i rami di una fantomatica siepe che ne proteggevano la vera identità. Cosa ha fatto Greta? E' vissuta a New York, dove ha dedicato. La stessa energia a sfuggire dai flash e dagli obiettivi, di quanta non n’avesse mai consumato per recitare davanti alle telecamere. Andava in giro vestita con una specie di uniforme di foggia maschile, cappelli abbassati sul volto, foulard e occhiali scuri. Aveva pochissimi amici, e se qualcuno di questi le parlava in qualche modo di cinema e del suo passato, lei smetteva di frequentarlo. Viaggiava spesso in Europa per raggiungere i pochi amici di sempre: la ospitavano, specialmente a Klosters in Svizzera, nella tenuta di Salka Viertel, con cui aveva mantenuto strettissimi rapporti dai tempi di Hollywood, e a Parigi dall'altra carissima amica, Cècil de Rothschild, erede della famiglia di banchieri. Nel 1953, su suggerimento di George Schlee, la Garbo acquistò un appartamento di sette stanze al quinto piano del 450 di East 52nd Street, per $ 38.000, sopra I'appartamento in cui lo stesso Schlee abitava con la moglie. E vi è rimasta per gli ultimi trentasette anni della sua vita. All'inizio degli anni '40, il dietologo Gayelord Hauser l'aveva portata nell'esclusiva boutique di Valentina Schlee all'Hotel Netherland di Manhattan. Fu durante quella visita che la Garbo incontrò anche il marito e socio di Valentina, George, che rimase di stucco quando la mitica attrice si spogliò davanti a lui per provare un vestito. GRETA  VALENTINA (fulard) GEORGE(sigaretta)  - CAPRI 58 Uno strano maneggio a tre scaturì da quell'incontro, nel quale il fascino e I'attrazione si dividevano non solo tra uomini e donne, ma anche tra le donne stesse. Le implicazioni erano sessuali, ma la realtà rimase in superficie: grandi affetti tra Greta e Valentina, un rapporto di maestra-allieva tra George e la Garbo, che dall'uomo mutuò un appassionato amore per l'arte. La loro relazione s’intensificò negli anni '50, quando "occuparsi della Garbo" per George divenne l'impegno principale: il suo essere possessiva non conosceva limiti, e la Garbo ne era sempre fastidiosamente consapevole. Ma Schlee non la disturbò mai con pressanti proposte di matrimonio, come fecero il fotografo Hauser, Cecil Beaton e altri scapoli che l'avevano conosciuta. E forse proprio per questo, dal punto di vista dell'attrice, George era in pratica perfetto. E la dipendenza dei due l'uno dall'altra era il più possibile biunivoca: nel '61 Greta scrisse alla Viertel che il suo "piccolo amico G. S. ha avuto dei problemi di salute, ed è stato operato. Ma adesso posso partire per la California perché Schlee si sta rimettendo, e non ha più un disperato bisogno di me". A quel tempo Valentina, la moglie di G. S., aveva superato l'entusiasmo di dividere il marito con la "divina". Aveva passato I'estate a Venezia nel mentre Greta e George si godevano una bella vacanza nel sud della Francia. II triangolo aveva perso un lato. Non significa nulla che, tra Schlee e la Garbo non ci fosse sesso, ma era sufficiente che le malelingue del "Jet Set" ne inventassero di tutti I colori sull'argomento per mettere in imbarazzo Valentina. Per Schlee e la Garbo la sera del 3 ottobre 1964 iniziò come una qualsiasi sera, a Parigi. Cenarono con la loro amica Cècile de Rothschild e tornarono nella loro suite all'Hotel de Crillon. Schlee non si sentiva bene e pensò che una passeggiata sarebbe stata l'ideale. Pochi minuti più tardi crollò sul marciapiede in preda ad un infarto. La Garbo fu presa dal panico. Chiese aiuto ad un passante. Su un'ambulanza lo portò in ospedale. Ma ormai Cecil BEATON -  GRETA GARBO - hollywood31 era troppo tardi. La Garbo era fuori di sé, il dolore e l'orrore della perdita erano moltiplicati dalla consapevolezza di come la stampa avrebbe riportato maliziosamente la sua presenza al momento dell'incidente. Parla la Rothschild che la nascose in una delle sue ville facendola sparire agli occhi della stampa. Toccò a Valentina volare di corsa a Parigi per recuperare la salma del marito; al cui funerale svoltosi in una chiesa Russa Ortodossa di New York, l'attrice non fu invitata. E dopo la sepoltura nel Fèrncliff Cemetery, Valentina si assicurò che i guardiani avrebbero cacciato la "divina" se solo avesse tentato di avvicinarsi alla tomba del legittimo marito. "Valentina non dovette più fare buon viso a cattivo gioco", dichiarò un'amica della coppia. E quando prestò la sua casa a Diana Vreeland I'estate successiva, Valentina le disse: "L'ho fatta esorcizzare. Finalmente non ci sarà più traccia di quella donna, qui". Ma le restarono molte proprietà della svedese. Greta che odiava firmare documenti aveva lasciato che Schlee lo facesse per lei diventando il padrone di molte delle sue proprietà. Con la sua morte, Valentina aveva ereditato tutto: era riuscita ad avere parte della sua vendetta, ritrovandosi in mano quasi la metà dei beni della Garbo. E per i successivi venticinque anni iniziò quel 'paso doble’infernale che doveva evitar loro di incontrarsi, due divine che abitavano a pochi metri di distanza I'una dall'altra. Valentina si riferiva alla sua ex-amica chiamandola "il quinto piano", o quando era in vena di metterci più passione, "quella vampira". La Garbo era più riservata, ma anni dopo si lasciò sfuggire un commento: "madame V. non fa altro che pregare, accendere candele e farsi la croce. So cosa vuol dire: che se avessi continuato a frequentarla a quest'ora non sarei viva" .

Contrariamente alle notizie che giravano, secondo le quali avrebbe tenuto chiuse le stanze della propria casa, lei, la Garbo in realtà, le aveva curate e arredate tutte e sette con molto gusto. Era un nido, un rifugio che doveva servire a tutti i suoi scopi: un posto dove nascondersi, dove mangiare, un posto dal quale partire per le sue passeggiate quotidiane.  Le sue uscite nel mondo dei comuni mortali iniziavano alle 10 di mattina: si metteva un cappotto, scendeva in strada, e seguiva la prima persona che le capitava. Nient'altro che questo: la seguiva per tutto il tempo che questa persona rimaneva in strada, a volte per ore. Era il suo modo un po' folle per essere sola e in compagnia al tempo stesso: senza dover interagire con gli altri. Le sue passeggiate erano un rito, e sebbene amasse molto muoversi da sola, aveva anche una serie di "accompagnatori" che si sono avvicendati negli anni.Tra i tanti, Raymond Daum, produttore cinematografico, conosciuto in un capodanno del '63 durante un party a casa dell'attore Zachary Scott. Le loro passeggiate - fino a tre a settimana - iniziarono nel '64 e furono interrotte bruscamente nel 1982, quando Daum si trasferì nel Texas. In diciotto anni di amicizia non gli diede mai il suo numero di telefono: era lei a chiamarlo e perentoriamente, senza preamboli, gli ordinava: "Let's go!". I1 fluire delle conversazioni era rigidamente controllato dalla Garbo, che gli impose subito il solito divieto: "Non farmi mai domande sui miei film, e tanto meno sul perché ho lasciato I'ambiente". Al di 1à di questo, non faceva mai riferimento alla sua carriera: era come se non fosse mai esistita. Con Daum e con tutti gli altri il tabù del cinema era parte di un altro, piu ampio divieto: "Non fatemi mai delle domande!". Folle di gente la riconoscevano quando usciva dal suo palazzo, anche se pochi le parlavano o la infastidivano.

Lei camminava a testa bassa, veloce, entrando e uscendo da negozi per non essere disturbata, cambiando strada, cacciando i curiosi, "La storia della mia vita," disse ad un'amica: "è la storia di uscite secondarie e ascensori segreti e altri modi di seminare la gente che mi infastidisce perché mi ha riconosciuta". La meccanica della reclusione era questa: la Garbo viveva da sola, assistita durante la settimana solamente dalla fedele Claire Koger, cuoca e cameriera da 31 anni. Claire era svizzera e aveva esattamente I'età dell'attrice, ma in tre decenni di convivenza non si diedero mai del tu e non andarono mai oltre il rapporto impiegata-datrice di lavoro. Quando andava via, staccava il telefono, al quale rispondeva sempre esclusivamentelei. Per il resto del tempo, la vita della Garbo si era trasformata in quella di un'ordinaria casalinga svedese emigrata nella borghesia americana. Tra i pochissimi che erano in possesso del numero di telefono della diva -un numero prezioso come una combinazione che apriva la cassaforte della sua voce, la stessa che era stata registrata nei suoi film e che nessun altro poteva piu sentire - c'era un certo Sam Green, mercante d'arte, conosciuto dai Rothschild nel '70.

L'amica Cècile l'aveva arruolato dopo averlo "provato" per due anni sugli yacht di mezzo mondo per essere sicura che sarebbe stato all'altezza della piu schizzinosa reclusa del mondo. Sentiva che Greta aveva bisogno di un nuovo amico, per le fredde passeggiate newyorkesi. E così fu: il ragazzo (lui aveva trent'anni e lei 65) non sapeva quasi niente di lei e non aveva visto nessuno dei suoi film, condizione questa che lo rendeva papabile al meglio. Le passeggiate, nel '72, erano diventate un rito quasiquotidiano, nonostante le temperature polari che sferzavano la città di New York. E la mattina dopo lui le telefonava per raccontarle quello che aveva fatto e dove era andato la notte prima. "Bisognava fare prima uno squillo, riattaccare, e poi richiamare," racconta Green. "Dall'altro capo del fllo c'era Claire che tirava su la cornetta senza dire niente, e io mi dovevo identificare, nel vuoto. I1 nome veniva poi ripetuto a Greta, che stava 1ì accanto e faceva un segno di OK o di KO".

GRETA GARBO  A 84 ANNI un anno prima della  sua morteEra questa la vera Greta, la Greta Lovisa Gustafson che morì alle 11,30 del 5 aprile'90, lasciando viva, per sempre, Greta Garbo. E gia da tempo l'attrice aveva capito di avere due vite, due anime. Quando parlava del passato, specialmente dell'epoca di Hollywood, parlava di sè al maschile, come per accentuare la sua diversità da quell'essere di celluloide dal quale, e non dagli ammiratori, sembra essere sfuggita per tutto il resto della sua vita reale.

 

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